“Perché gli uomini (e in particolare i rapper uomini) possono essere espliciti e volgari fino a rendersi quasi ridicoli e le donne no? La vera parità si vede anche nel cattivo gusto”
Ma veramente noi donne siamo diventate questo? Siamo sicure che i nostri avi (donne e uomini) abbiano lottato in passato per conquistare il diritto di renderci ridicole e di “cattivo gusto”? Sarà, invece, che la parità a cui si riferivano loro era tutt’altro?
Questa frase è la conclusione di un articolo di Marta Blumi Tripodi uscito sulla rivista “Rolling Stones” lo scorso agosto. La giornalista si cimenta in una riflessione profonda sui personaggi di Cardi B e Megan Thee Stallion, due rapper americane che stanno facendo scalpore per le decine di milioni di visualizzazioni registrate da un loro videoclip musicale. Ora, non mi cimenterò in un’analisi del testo di questa “canzone” perché la riterrei una vera e propria perdita del mio tempo. Dico soltanto che il titolo si riferisce alla vagina bagnata delle due autrici che, nel video, si dimenano in coreografie simil-porno. La conclusione del ragionamento dell’autrice dell’articolo è questa qui: insomma, noi donne abbiamo il diritto di essere come gli uomini. Ma badate bene, non come gli uomini che ammiriamo, quelli che riteniamo modelli positivi e che hanno a cuore il futuro del mondo, questi non ci interessano. Ebbene, noi donne, dopo secoli di sopraffazione e misoginia scegliamo come modello proprio quelli uomini che abbiamo sempre criticato e che ci hanno reso mero corpo e oggetto organico. Quelli stessi uomini maschilisti e aggressivi che -con i loro pezzi rap o le loro scelte di vita- hanno contribuito a creare la società malata in cui oggi ci ritroviamo a vivere.

E cosa ci aspettiamo, allora, noi donne? Perché scegliamo sempre più spesso di misurarci con questi “uomini” invece che con altri molto più validi e intelligenti?
E’ possibile che nessuno noti che c’è qualcosa che non va? Ma a voi non sembra chiaro che lo stile del “femminismo” di oggi, in realtà, è lo stesso usato per secoli e secoli dal patriarcato? Forza, competizione, rivalità, provocazione. Cosa propone di veramente nuovo e inedito il femminismo di oggi?
Tu, rapper masculo, parli di sesso, soldi e vanità in maniera strafottente e allora anche io, donna, faccio lo stesso, così impari, pappapero. Ci manca solo una grande, enorme pernacchia e il teatrino è fatto. Intanto, però, ti dimostro che non ho altri argomenti.
Una volta i toni non erano così infantili e superficiali. E non mi si tacci di tradizionalista, catastrofista o anti-progressista. Insomma, basta guardarsi intorno e scavare in profondità con intelletto e lucidità per capire che stiamo perdendo di vista il vero problema.
E smettiamola anche di relativizzare e minimizzare la questione. “Non è vero che non abbiamo argomenti, quella è solo una canzone, figurati. Il femminismo è ben altro, non essere tragica”.
La mia titubanza deriva dal fatto che tu, femminista, hai dei meravigliosi argomenti ma poi applaudi una Cardi B dandole un ruolo che in realtà non ha. Capisci che tutta la tua credibilità, tutti i tuoi argomenti, vanno a finire in un buco nero? E non perché sono tragica o distaccata dalla realtà ma per un semplicissimo e dimenticato concetto che si chiama “coerenza”.
A fomentare il fenomeno “Cardi B” e il successo del suo singolo “Wap” (acronimo che sta per “Wet Ass Pussy”, vi lascio nelle mani di Google Traduttore) ci si è messa Alexandra Ocasio-Cortez, deputatata democratica statunitense. La giovane politica progressista, per contraccambiare l’ammirazione della rapper -che sostiene Joe Biden e ha invitato la Ocasio-Cortez a candidarsi alle presidenziali del 2024- ha coniato una nuova chiave di lettura per l’acronimo Wap, “Women Against Patriarchy” (donne contro il patriarcato). Dunque, abbiamo anche il beneplacito della politica che interpreta un brano come quello di Candi B in chiave femminista e fa suo il linguaggio “esplicita e volgare”. E davvero ci sorprendiamo dell’avanzata delle destre e del frazionamento delle sinistre in tutto il mondo? Ritengo la Ocasio-Cortez una politica e una donna ammirevole ma credo anche che, a livello strategico, noi giovani progressisti di sinistra stiamo facendo una serie interminabile di errori di calcolo. Purtroppo, temo non andremo molto avanti se continuiamo a camminare su questi binari. Abbiamo troppo fumo davanti agli occhi.

Non è difficile dedurre che un atteggiamento del genere -come quello della giornalista di Rolling Stones o della Ocasio-Cortez- a lungo andare non farà altro che allontanare dalla lotta di genere donne e uomini che, invece, avrebbero cose molto interessanti da aggiungere alla causa. Uomini e donne di un certo livello culturale, studiosi, intellettuali, persone che hanno fatto dell’intelligenza la loro arma migliore, rimangono muti davanti a certe affermazioni perché non si riconoscono più negli argomenti usati dalle sedicenti “femministe”. Non c’è più logica, non c’è più buon senso. Ora, come scrive esplicitamente la Tripudi, le donne ambiscono a essere “espliciti e volgari “. Quindi, se tu non la pensi così, sei fuori dal giro. Una bella falciata che mira a estirpare una grossa fetta di potenziali compagni e compagne di lotta, non trovate? Non solo. Questi toni aggressivi e altamente provocatori, “o dentro o fuori”, non vi sembrano familiari? Non vi fanno pensare alla dottrina simil-militare e paternalistica a cui siamo avvezze da più o meno duemila anni?
A proposito di modelli, Dacia Maraini nel suo libro “Corpo felice”, parlando del best seller “Cinquanta sfumature di grigio”, scrive:
“Un concetto di libertà distorto e masochista, ma certamente figlio della storia. Altrimenti non si spiegherebbe il successo di questi libri popolari che divulgano un concetto di libertà ricavato da un’idea preventiva di tipo schiavistico. […] La cosa peggiore che possa capitare a una donna è proprio quella di identificarsi con il sistema di pensiero dei Padri, a tal punto da considerarsi, con piacere e vanità, una preda ambita, un oggetto di desiderio […]”
La Maraini spiega molto meglio di me perché è pericoloso rendere il linguaggio di noi donne simile a quello degli uomini:
“Fare proprio un linguaggio inventato dall’uomo per l’uomo è una perversione che le donne conoscono bene e da cui a volte rimangono stregate. […] Non capiscono, però, che si rendono ridicole. Anche tu diresti che quelli non sono altro che i segni di un asservimento, perchè non esprimono gusti propri ma solo mode e manierismi che sollecitano in maniera convenzionale l’eccitazione maschile”
Il problema non sono tanto le tematiche usate nei brani rap, come il sesso, i soldi e la vanità. In una società in cui tutto è sfuggente e temporaneo, è ovvio che ci si sia attaccati così morbosamente alla materia e alla corporeità. Credo sia del tutto normale stare qui a parlare di fisici, sesso e denaro, dopotutto sono i traguardi più alti a cui l’uomo ha ambito per secoli, a partire dall’Illuminismo. Ora abbiamo tutti un bel copro lucente e sano e le tasche piene di soldi da spendere come vogliamo. Ma c’è un problema: gridiamo a gran voce che siamo in crisi, il mondo è governato dalle destre più pericolose e le nostre lotte somigliano sempre di più a degli echi vuoti. Cosa c’è che non va?

Io un’idea ce l’avrei. Il problema è che non siamo tutti abbastanza concentrati su un unico obiettivo: lo smantellamento del sistema capitalistico e neoliberale. E’ inutile girarci intorno, è inutile mascherarci da “progressisti” quando, in realtà, ciò che stiamo facendo è puro e semplice “trasformismo”. Non si fanno le rivoluzioni comportandosi da camaleonti, non possiamo cambiare colore in base alla struttura che ci sta sostentando. Chi crede che il brano di Cardi B sia un inno al femminismo non sta facendo altro che perpetuare antichissimi schemi mentali, ostacolando l’unico percorso efficace di lotta che è quello della totale sovversione della nostra scala di valori. Parliamo un po’ meno di diritti e torniamo a parlare di doveri, per esempio. Questo non vuol dire sospendere tutte le lotte esistenti, attenzione, ma solo bilanciarle con un altro tipo di ragionamento. Chi siamo? Cosa vuol dire essere donna oggi? Sesso, droga e rock and roll? E oltre a questo? Cos’è la femminilità? Abbiamo il dovere di interrogarci, di cancellare gli insegnamenti sbagliati derivanti da secoli e secoli di politiche maschiliste e bellicose, abbiamo il dovere di creare una proposta “femminile” nuova e fresca. Abbiamo bisogno di una nuova etica, non di riverniciare quella vecchia. Questo non significa perdere il coraggio di adattarsi ai tempi e rimanere avvinghiati a vecchi ideali. Lo ripeto, va bene parlare di materia, di corpo, di sesso e di vagine bagnate. Va bene tutto. E allora perché non lo facciamo a modo nostro, al modo delle donne? Sradichiamo i vecchi tabù, sono d’accordo, ma facciamolo rimanendo saldi sui binari che ci scegliamo. Io, per esempio, sceglierei i binari della cultura, della scienza, dell’arte, della tolleranza e dell’amore. Se continuiamo a correre sui binari usati dalla società maschilista finora -quelli della prepotenza, della ripicca, del dominio e delle gerarchie- come potremo mostrare a chi ci ha dominato finora un alternativa migliore?

L’origine vera della crisi che stiamo vivendo va al di là della lotta di genere, di quella ambientalista e dei diritti Lgbtq. Il fatto è che è proprio l’atteggiamento “esplicita e volgare” dei nostri politici, dei toni delle nostre lotte e delle produzioni culturali, che ci ha portato fin qui. Nient’altro. C’è un unico minimo denominatore che va eliminato, senza indugi né troppe relativizzazioni, e va eliminato in fretta.
Se tornassimo tutti a utilizzare la nostra mente, prima di esibire i nostri corpi, non sarebbe molto più rivoluzionario?
Torniamo alla semplicità.
Io non voglio essere “esplicita e volgare”, e non dovrebbe volerlo nessuna persona al mondo, uomo o donna che sia. Certo, l’animo umano ha infinite sfaccettature ed è bello che esistano tante personalità e tanti caratteri -io stessa mi reputo molto sfacciata ed esplicita – ma ciò a cui mi sto riferendo è il nostro essere sociale e politico. Perché se io sono volgare o troppo “esplicita” il mio raggio di influenza sarà sicuramente minore in confronto a quello di un personaggio pubblico con milioni e milioni di seguaci. Ciò che si dimentica sempre di analizzare quando si parla di questi fenomeni dello spettacolo, o anche dei politici, è il loro ruolo di “educatori” inconsapevoli. Da sempre la radio, la tv e internet hanno rivestito un ruolo determinante nella formazione della cultura di un popolo. Oggi, la trasmissione rapida ed effimera di contenuti implica un’assimilazione da parte dei cittadini ancora più incosciente e acritica. Sottovalutare il potenziale nocivo di questa velocità e di questi contenuti è da totali ignoranti. Bisognerebbe ripristinare il concetto di educazione, non nel senso di buone maniere, ma nel senso di trasmissione sana del sapere. Bisogna che ci ricordiamo di quanto sia grande il potenziale dell’esempio e dobbiamo capire che ogni cosa che facciamo si ripercuote all’infinito e verso tutti gli orizzonti. Prima di agire, di pubblicare un video, di produrre un brano musicale, la domanda che ognuno dovrebbe farsi dovrebbe essere “che cambiamento sto apportando al mondo?”
In una società in cui si parla sempre più di diritti e sempre meno di doveri, la normale deriva sarà quella di una società sempre più piena di pretese e rivendicazioni, dove i confini della parola libertà sfumeranno in semplici slogan propagandistici senza senso. Sappiamo tutti quali sono i nostri diritti e le nostre libertà ma, allo stesso tempo, non conosciamo la storia di chi ha lottato affinché noi potessimo stare qui a scrivere di loro. E molti di quelli che dicono di conoscere la Storia, come i sedicenti progressisti, invece non fanno altro che ricoprire il passato di terra sterile e incoltivabile, provocando fratture e separazioni interne. Queste persone, politici, artisti, giornalisti, sono come camaleonti che cambiano colore ma non cambiano pelle. “Espliciti e volgari” come la società che li ha creati, conformisti come i costumi che si sentono obbligati a indossare.